lunedì 23 settembre 2013

Emmy Awards!

Nella notte appena passata, sono stati assegnati gli Emmy Awards, presso il Nokia Theatre di Los Angeles,  condotti dall'ormai onnipresente ma davvero bravo e che merita, Neil Patrick Harris. L'Academy of Television Arts & Sciences ha scelto il meglio della programmazione televisiva d'intrattenimento della prima serata statunitense.


Le serie tv che hanno fatto piazza pulita sono state:
- Breaking Bad - Reazioni collaterali, migliore serie drammatica, e alla sua quinta ed ultima stagione. Il protagonista è un professore di chimica malato terminale di cancro che decide di diventare uno spacciatore di alto livello per assicurare un futuro economico alla famiglia.
- Modern Family, migliore commedia, creata da Christopher Lloyd (si, proprio lui, il grande Doc di Ritorno al Futuro) e Soriteven Levitan, anch'essa alla quinta stagione.
Sitcom che narra le vicende di una famiglia allargata.

Dietro i candelabri (Behind the Candelabra), diretto da Steven Soderbergh (già passato da Cannes), è il migliore film tv: protagonisti il pianista Liberace (interpretato da Michael Douglas) e la sua storia d'amore con Scott Thornson (Matt Damon).

Di seguito, troverete tutti i vincitori.

Miglior serie tv drammatica: Breaking Bad - Reazioni collaterali
Miglior regia per una serie tv drammaticaDavid Fincher, per l'episodio pilota di House of Cards
Miglior sceneggiatura per una serie tv drammaticaHenry Bromell per l'episodio L'interrogatorio di Homeland - Caccia alla spia
Miglior attore di una serie tv drammatica: Jeff Daniels, per il ruolo di Will McAvoy in The Newsroom
Miglior attrice di una serie tv drammatica: Claire Danes, per il ruolo di Carrie Mathison in Homeland - Caccia alla spia
Miglior attore non protagonista di una serie tv drammatica: Bobby Cannavale, per il ruolo di Gyp Rosetti in Boardwalk Empire - L'impero del crimine
Miglior attrice non protagonista di una serie tv drammatica: Anna Gunn, per il ruolo di Skyler White in Breaking Bad - Reazioni collaterali
Miglior attrice guest-star di una serie tv drammatica: Carrie Preston, per il ruolo di Elsbeth Tascioni in The Good Wife
Miglior attore guest-star di una serie tv drammatica: Dan Bucatinsky, per il ruolo di James Novak in Scandal
Miglior serie tv commedia: Modern Family
Miglior regia per una serie tv commediaGail Mancuso, per l'episodio L'arresto di Modern Family
Miglior sceneggiatura per una serie tv commediaTina Fey e Tracey Wigfield, per l'episodio Last Lunch di 30 Rock
Miglior attore di una serie tv commedia: Jim Parsons, per il ruolo di Sheldon Cooper in The Big Bang Theory
Miglior attrice di una serie tv commedia: Julia Louis-Dreyfus, per il ruolo di Selina Meyer in Veep
Miglior attore non protagonista di una serie tv commedia: Tony Hale, per il ruolo di Gary Walsh in Veep
Miglior attrice non protagonista di una serie tv commedia: Merritt Wever, per il ruolo di Zoey Barkow in Nurse Jackie
Miglior attore guest-star di una serie tv commedia: Bob Newhart, per il ruolo di Arthur Jeffries in The Big Bang Theory
Miglior attrice guest-star di una serie tv commedia: Melissa Leo, per il ruolo di Laurie in Louie
Miglior miniserie o film-tv: Behind the Candelabra
Miglior regia per un film tv o miniserieSteven Soderbergh, per il film tv Behind the Candelabra
Miglior sceneggiatura per un film tv o miniserieAbi Morgan, per la miniserie The Hour
Miglior attore di una miniserie o film-tv: Michael Douglas, per il ruolo di Liberace in Behind the Candelabra
Miglior attrice di una miniserie o film-tv: Laura Linney, per il ruolo di Catherine "Cathy" Jamison in The Big C: Hereafter
Miglior attrice non protagonista in una miniserie o film tv: Ellen Burstyn, per il ruolo diMargaret Barrish Worthington in Political Animals
Miglior attore non protagonista in una miniserie o film tv: James Cromwell, per il ruolo di Arthur Arden in American Horror Story: Asylum
Miglior reality show: The Voice
Miglior coreografiaDerek Hough per Dancing with the Stars
Miglior programma varietà: The Colbert Report
Miglior presentatore di un reality o talent showHeidi Klum & Tim Gunn per Project Runway

sabato 14 settembre 2013

Oscar 2014: i meritatissimi Academy alla carriera!

Siamo solo a settembre, eppure l'Academy ha già decretato una serie di riconoscimenti importanti che verranno assegnati agli Oscar 2014; 3 Oscar alla carriera e uno umanitario!
Primo tra tutti il nostro Pietro Tosi, che 7 anni dopo l'Oscar alla carriera a Ennio Morricone, viene assegnato a un grande costumista, primo nella storia a ricevere un Academy Award alla carriera, questo premio così importante all'età di 86 anni e dopo 5 nomination per  Il Gattopardo, Morte a Venezia (1972), Ludwig (1974), Il vizietto (1980) e La Traviata (1984).

Grandi le sue collaborazioni con Pier Paolo Pasolini, De Sica, ma soprattutto con Luchino Visconti.
Tanti i riconoscimenti avuti lungo la sua carriera, tra cui 2 BAFTA, 3 David di Donatello e 8 Nastri d'Argento.
Un altro orgoglio italiano, che sapevamo già di avere, e che finalmente può ricevere uno dei più grandi riconoscimenti.

Altri importanti riconoscimenti saranno dati:
 

 
- Oscar alla Carriera alla grandissima Angela Lansbury (88 anni), conosciuta prevalentemente per la serie "La signora in Giallo", ma anche per film come "Pomi d'ottone e manici di Scopa", "Assassinio sul Nilo", il più recente "I pinguini di mr.Popper"; inoltre ha avuto ruoli di doppiatrice di film d'animazione e ad oggi è un'attivissima attrice teatrale;
- Oscar alla Carriera al grande comico Steve Martin, celebre nell'ambito del Saturday Night Live, ma anche in numerosi film commedia come "Ho sposato un fantasma", "La Pantera Rosa", "Una scatenata dozzina";
- Jean Hersholt Humanitarian Award (dato per gli sforzi umanitari) ad Angelina Jolie, che si è distinta notevolmente per le cause sostenute, come la violenza sessuale, per le missioni umanitarie e per il suo ruolo di ambasciatrice dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite.
La Jolie vinse un Premio Oscar alla Migliore Attrice per "Ragazze Interrotte" nel 1999.

mercoledì 11 settembre 2013

Che strano chiamarsi Federico! - Ettore Scola racconta Fellini

A 20 anni dalla scomparsa del grande Fellini, Ettore Scola presenta Fuori Concorso a Venezia 70, questo docu-film, incentrato sulla vita e sulla carriera di Fellini per come Scola lo ha conosciuto, dal debutto come fumettista sarcastico al "Marc'Aurelio", fino alla vera e propria amicizia e la condivisione delle proprie carriere.

 

Ettore Scola, ci riporta indietro, fino agli anni 40, da quando Fellini comincia a muovere i passi, fino alla vittoria del suo quinto e ultimo Oscar nel 1993, nell'anno del suo settantesimo e (purtroppo) ultimo compleanno. 
Un viaggio in innumerevoli ricordi nostalgici di cinema, tra i set ricostruiti nel Teatro 5 di cinecittà, dove Fellini ha registrato quasi tutti i suoi film, con la voce narrante di Vittorio Viviani, di amicizia, di quella persona che Scola si diverte a descrivere come "un grande Pinocchio che per fortuna non è mai diventato un bambino per bene".
“Il mio ultimo film è di 10 anni fa, non volevo più girare per una serie di motivi psicologici, perché non riconoscevo più nulla delle logiche che mi avevano guidato e della voglia di fare cinema che avevo sempre avuto. Ma questo non è un film che somiglia a quelli che ho già fatto e l’ho fatto perché non è un film e non è un documentario. Non volevo ricordare Federico a 20 anni dalla sua morte con la solite silloge di repertori. Anche chi non ha visto un suo film, così come succede con le poesie di Leopardi, è come se lo conoscesse, vive nel mondo che lui ha fatto di tutto per rendere più vivibile e più bello. Nel film non c’è il tentativo di ricostruire certe emozioni della sua visionarietà, ma posso dire che è composto da angoli, come rispecchia bene la scenografia di Luciano Ricceri fatta di piccoli ambienti attigui. Non sono necessariamente consequenziali o in ordine cronologico, ma sono i luoghi di alcune emozioni provate durante quasi 50 anni di conoscenza con Federico”.
Un film girato in "famiglia", sceneggiato con le figlie Paola e Silvia, interpretato dai nipoti Tommaso (Fellini da giovane) e Giacomo Lazotti (Scola da giovane), correlato da immagini di repertorio prese dalle Teche Rai ed Istituto Luce.
Lo spettatore viene preso per mano e guidato in quelle che saranno le esperienze di entrambi i protagonisti, dalla redazione del Marc'Aurelio, al bar dove si ritrovavano Fellini ed i suoi amici, fino alla Lincoln nera, che lo accompagnava nei suoi viaggi notturni, dove aveva il piacere di "raccogliere" dalla strada tutte le persone che avevano bisogno, o che avevano voglia di essere scarrozzate per Roma, e da cui Fellini raccoglieva un sacco di informazioni e di storie che gli piaceva rielaborare e immaginare, solo come lui sapeva fare.
“Gli attori, per quello che rappresentano, per quello che raccontano, dovevano essere più che degli strumenti mnemonici; possedere un cuore di attore non sarebbe bastato, avrebbero dovuto avere un forte interesse nel costruire qualcosa che riguardasse i personaggi. Tommaso Lazzotti (Fellini giovane) e Giacomo Lazzotti (Scola giovane) hanno dentro qualcosa che li anima, un’apertura alla sperimentazione e sicurezza nelle scelte che un giovane deve essere pronto a fare”.
“Con Federico fino all’ultimo giorno c’è stata una vicinanza particolare, ci facevamo fitte telefonate all’alba per 10 giorni poi magari non ci sentivamo per un mese. Lui veniva spesso a casa mia a cena, ci si trovava bene, ma a causa della cappa per togliere gli odori, che faceva vento, a volte cenava con cappotto, sciarpa e cappello e mi accusava dell’influenza che avrebbe preso per colpa mia”.
Un docu-film che vale la pena di guardare, di essere rapiti per un'ora e mezza circa, perché anche se non siamo vissuti negli stessi anni di Fellini, lui rivive ogni giorno, attraverso i suoi film e alle grandi lezioni di cinema e morali che ci trasmette! 

lunedì 9 settembre 2013

Locke

Locke, il film innovativo e la sorpresa incantevole di questa edizione veneziana.
85 minuti di pura realtà, una macchina e un telefono.
Questa pellicola, diretta da Steven Knight, è interpretata unicamente da Tom Hardy, il vero protagonista di questo film.

Hardy interpreta Ivan Locke, un uomo che dopo molti sacrifici e sudore, ha costruito una vita lavorativa che lo soddisfa e ha una famiglia perfetta.
Tutti questi muri di convinzione e la sua stessa vita gli crolleranno addosso, pesantemente.
In viaggio da Birmigham a Londra, in 85 minuti di pellicola davvero reali, senza stacchi temporali di alcun genere, Locke si troverà a fare i conti con la propria vita ed i suoi errori: uscito presto da lavoro si troverà,tramite un'imprevedibile pazienza e coraggio, a raccontare attraverso un semplice telefono,
che non farà altro che squillare, alla propria famiglia, a sé stesso e noi spettatori, del tradimento avvenuto una sola volta con una ex-collega, nei confronti della moglie, in procinto di partorire e senza alcuno al mondo, che sta andando ad assistere, e agli effetti collaterali sul suo matrimonio appunto, e sul lavoro, da gestore, l'indomani, di una colata storica di calcestruzzo che dovrà guidare tramite cellulare.
Insomma, come veniamo catapultati all'interno di questa macchina, una qualunque in mezzo ad un'autostrada, e ne conosciamo e comprendiamo i problemi, le emozioni, i monologhi serrati che Locke fa nei confronti del padre "immaginario", la calma con cui gestisce gli insormontabili problemi, ne veniamo tirati fuori al termine della sua corsa, narrativa, di sincerità e alla vita

Un'insuperabile prova d'attore, che è riuscito a trasmettere emozioni, per la maggior parte con la comunicazione non verbale, fatta di gesti, movimenti degli occhi, espressioni facciali, che comprendiamo e facciamo quasi nostre, condividendole con lui.
Un'ora e mezza circa dove si rimane incollati davanti allo schermo, e dove Hardy ha dato prova di essere davvero brillante e Knight con lui, per la sequenza d'inquadrature e dialoghi e per l'originalità della situazione, dentro una macchina.
Un peccato che fosse stato presentato fuori concorso, perché merita davvero e avrebbe potuto vincere qualche premio non indifferente.


Giudizio personale e complessivo: 8 e mezzo / 10!

Le premiazioni ufficiali!

Ecco, finalmente i premi assegnati alla 70 mostra cinematografica di Venezia, in ordine di categorie.

VENEZIA 70.
Giuria presieduta da Bernardo Bertolucci e composta da Andrea Arnold, Renato Berta, Carrie Fisher, Martina Gedeck, Jiamg Wen, Pablo Larrain, Virginie Ledoyen, Ryuichi Sakamoto
● Leone d'oro per il miglior film a:
SACRO GRA di Gianfranco Rosi (Italia, Francia)
● Leone d'argento per la miglior regia a:
Alexandros Avranas per MISS VIOLENCE (Grecia)
● Gran premio della giuria a:
JIAOYOU di Tsai Ming-liang (Taipei cinesw, Francia)
● Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile a"
Themis Panou nel film MISA VIOLENCE di Alexandros Avran (Grecia)
● Coppa Volpi per la miglior interpretazione femminile a:
Elena Cotta nel film VIA CASTELLANA BANDIERA di Emma Dante (Italia, Svizzera, Francia)
● Premio Marcello Mastroianni a un giovane attore o attrice emergente a:
Tye Sheridan nel film JOE di David Gordon Green (Usa)
● Premio per la migliore sceneggiatura a:
Steve Coogan e Jeff Pope per il film PHILOMENA di Stephen Frears (Regno Unito)
● Premio speciale della giuria a:
DIE FRAU DES POLIZISTEN di Philip Gröning (Germania).

LEONE DEL FUTURO - PREMIO VENEZIA OPERA PRIMA (LUIGI DE LAURENTIIS)
La Giuria presieduta da Haifaa Al Mansour, composta da Amat Escalante, Alexej German Jr., Geoffrey Gilmore, Ariane Labed, Maria Sole Tognazzi, assegna il premio a:
WHITE SHADOW di Noaz Deshe (Italia, Germania, Tanzania)
Della categoria SETTIMANA INTERNAZIONALE DELLA CRITICA, con un ulteriore premio di 100.000$, messi a disposizione da Filmauro di Aurelio e Luigi de Laurentiis, suddivisi in parti eguali tra regista e produttore.

PREMI ORIZZONTI
La giuria presieduta da Paul Schrader e composta da Catherine Corsini, Leonarso Di Costanzo, Golshifteh Farahani, Frédéric Fonteyne, Kseniya Rappoport, Amr Waked, assegna il premio come
● Miglior Film a:
EASTERN BOYS di Robin Campillo (Francia)
● Miglior Regia a:
Uberto Pasolini per STILL LIFE (Regno Unito, Italia)
● Premio Speciale della giuria a:
RUIN di Michael Cody e Amiel Courtin-Wilson (Australia)
● Premio Speciale per il contenuto innovativo a:
MAHI VA GORBEH di Shahram Mokri (Iran)
● Premio come miglior cortometraggio a:
KUSH di Shubhashish Bhutiani (India).

PREMI VENEZIA CLASSICI
La giuria composta da studenti di cinema provenienti da diverse Università italiane: 28 laureandi in Storia del Cinema, indicati dai docenti di 13 DAMS e della veneziana Cá Foscari, ha assegnato:
● Premio Venezia Classici per il miglior documentario sul cinema a:
DOUBLE PLAY: JAMES BENNING AND RICHARD LINKLATER di Gabe Klinger (Usa, Portogallo, Francia)
● Premio Venezia Classici per il migliore film restaurato a:
LA PROPRIETÀ NON È PIÙ UN FURTO di Elio Petri (Italia, Francia)


EUROPEAN SHORT FILM AWARD 2013 - EFA a:
HOUSES WITH SMALL WINDOWS di Bülent Öztürk (Belgio)
 
 
LEONE D’ORO ALLA CARRIERA 2013 a:
William Friedkin
 
JAEGER-LECOULTRE GLORY TO THE FILMMAKER a:
Ettore Scola
 
PREMIO PERSOL a:
 Andrzej Wajda
 
PREMIO L’ORÉAL PARIS PER IL CINEMA a:
Eugenia Costantini

venerdì 6 settembre 2013

Joe

A Venezia 70, David Gordon Green porta "Joe", dopo aver vinto a Berlino quest'anno, il premio alla miglior regia per il film "Prince Alavanche".
Generalmente i film di Green sono costruiti su storie semplici, ma lui riesce, usando anche un basso budget, a farli diventare grandi, basandosi sui dettagli e creando quindi, un imbarazzo per quei film, hollywoodiani costosi e patinati.
Green cerca di porre, in questa pellicola, la riflessione tra padre e figlio, la maturità di quest'ultimo e l'affetto che può nascere per una persona conosciuta da poco.

Il tutto inizia quando Gary, ragazzo quindicenne e arrivato da poco in città con la sua famiglia, chiede a Joe Randsom di poter lavorare per lui.
Joe arriva da una vita difficile; è un ex detenuto che cerca di tenere a bada il suo istinto rabbioso e che è ha capo di un gruppo, incaricato da una società, di far morire degli alberi, per mettere al loro posto dei pini robusti.
Notando la grande forza d'animo di Gary, decide di assumerlo e consente di far portare anche il padre del ragazzo.
Anche Gary, arriva da condizioni difficili, seppur ben diverse da quelle da cui proviene quello che sarà il suo protettore; "la famiglia è tutto ciò che conta" dice la madre, peccato che lui sia l'unico in grado a portare i soldi a casa prestandosi per lavoretti, soldi che vanno per la maggior parte a finire in alcool e sigarette grazie ai due genitori (il padre ubriacone e la madre incapace di reagire). In più ha anche una sorella che è diventata muta da un giorno con l'altro, che fungerà come da chiave di volta per il finale.
Tutto inizia cosi, con un incontro tra i due protagonisti, nato un pò per caso, ma che sfocierà in un grande affetto.
La pellicola tratta da un romanzo di Larry Brown omonimo, mostra un'umanità spaccata, allo sbando, che cerca di sopravvivere e dove la contrapposizione cattiveria / affetto la fa la padrona.
Un grande Green che ha saputo dare un grande rilievo a una storia magari apparentemente banale, e un ancora più grande Nicholas Cage, che finalmente vediamo fuori dai soliti canoni storici/fantascientifici e che ha messo tutto sè stesso in un personaggio muscoloso, barbuto, e apparentemente superficiale.
Una nota di merito va anche a Tye Sheridan, così giovane ma così bravo da interpretare un ruolo per niente facile.

Voto personale e complessivo: 8 e mezzo /10!

giovedì 5 settembre 2013

Via Castellana Bandiera

Esordio alla regia per Emma Dante, che per la prima volta si cimenta con un mezzo espressivo nuovo per lei,  da grande regista teatrale qual è, e trasportando sul grande schermo,  il suo romanzo omonimo che è stato pubblicato nel 2008.

La trama consiste nell'incontro/scontro tra due macchine,  una con una coppia omosessuale (interpretate da Emma Dante stessa e Alba Rohrwacher) che si perde per le strade di Palermo e si trovano in questa Via Castellana Bandiera, e l'altra proviente in senso opposto, con all'interno la famiglia Calafiore, che si apprestava a tornare a casa dopo una giornata al mare.
Nè Samira (interpretata da Elena Cotta), l'anziana signora al volante appartenente alla famiglia siciliana,  un pò sfruttata e trattata come uno straccio dal resto della famiglia (eccezion fatta per il nipote), nè Rosa, che odia Palermo ma ci è tornata solo per accompagnare la fidanzata al matrimonio di un suo amico, pensa a spostarsi per far passare l'altra.
Ed ecco che nascono le discussioni, le scommesse, le cocciutaggini, il nervosismo, che sarà sempre presente nel film, dapprima ai minimi livelli della discussione di coppia, a quello che poi sfocierà nell'incontro tra le due donne irremovibili.
Altamente probabile (poichè non viene esplicitamente inteso) che per Rosa, Samira rifletti sua madre, e per Samira viceversa.
Pochi i campi e controcampi utilizzati, ma molte panoramiche, per conferire un luogo di "minaccia" ma anche per far contraddistinguere il classico paesaggio siciliano.
Tanti sono i luoghi comuni siciliani utilizzati, come il gruppo di pettegole, una sorta di ironia teatrale, e va sottolineato come solo Rosa e Clara, la nostra coppia, parlino italiano, mentre gli altri parlano solo dialetto (con tanto di sottotitoli usati per una miglior comprensione); Samira invece non parla mai, anzi parla solo con gli occhi.
Tecnicamente ben costruito,  si aggrappa troppo agli stereotipi siciliani, e la storia perde un pò di senso e concretezza.
Come nota ultima, vorrei solo sottolineare la perfetta disposizione e caratterizzazione delle comparse, perfette fino all'ultima unità.

Voto personale e complessivo: 6/10

Gravity

Finalmente il film che apre con i fuochi d'artificio una promettente Venezia 70 con il film "Gravity" di Alfonso Cuaron, che vede in veste speciale di astronauti, Sandra Bullock e George Clooney.
Estremamente carini e disponibili entrambi a prestarsi ad autografi, foto e brevi conversazioni con chiunque incontrassero, fanno parte di un cast, non molto consistente in senso numerico, che presenta questa pellicola, fuori concorso e per la prima volta a Venezia in 3D, in anteprima mondiale.



Si presenta all'inizio scoppiettante, con questi due astronauti che si trovano ad orbitare attorno alla loro base temporane, a risolvere alcuni problemi; da sottolineare su come la comunicazione tra i vari astronauti e tra loro e Houston, sia importante.
Scoppiettante dicevo, per come si presenta all'inizio un piano sequenza di ben 20 minuti, e di come si cerchi di affievolire la tensione e lo stess accumulato, che penso chiunque avrebbe stando lassù, grazie all'ironia che si fa quasi un pò "prepotente" ma ma ben consolidata che un Clooney sà interpretare al meglio.
Ma quando una pioggia di meteoriti e detriti dovuta ad una collisione, si sta per scagliare su di loro, arrivano i problemi.
Viene costantemente rimarcato il fatto di dover avere sempre la padronanza di sè stessi, d non lasciarsi prendere dal panico e dalle emozioni, seppur violente; cosa che avviene solo in parte per la dottoressa Ryan Stone, interpretata da Sandra Bullock, e che sarà l'unica vera protagonista di questa pellicola.
Molte saranno le problematiche che dovrà affrontare per continuare a vivere e per ridarle un senso, sia a livello emotivo, dove concorrono anche la morte accidentale della figlia e la solitudine, che a livello fisico.
Molto esplicita e di grande sensibilità, la comunicazione non verbale a cui Cuaron fa costantemente uso; dallo sguardo degli attori incapsulato nel casco astronautico,  ai veri e propri movimenti del corpo, come quella sensazione di rinascita data dalla posizione fetale in cui la Bullock si pone, dopo lo scampato pericolo dei meteoriti, e quell'indescrivibile sensazione che ci viene trasmessa,  del contatto con la natura, che risveglia nella protagonista,  ma credo anche in noi, di come bisogna aggrapparsi alla vita, morderla fino in fondo, poichè niente alla fine ci verrà restituito se conduciamo una vita nel segno dell'apatismo, del piangersi addosso. Ma se invece imparassimo ad accettare la vita con tutti i suoi problemi, gioie e dolori, alla fine ne varrà la pena.
Altro elemento fondamentale di questo film, riguarda l'uso della colonna sonora, piacevolmente quasi del tutto assente; si sa, il silenzio e le azioni valgono più di mille parole, recitate o cantate che siano.
Un film che può apparire magari banale (suvvia, a chi potrebbero accadere tutti quei problemi nello spazio? ), ma che di fondo ci regala una prospettiva della vita come magari mai avremmo potuto immaginare di vedere in un film.
Lo consiglio strettamente per la sua originalità; e bravo Alfonso!

Voto complessivo e personale: 9/10!

70 Future Reloaded

La giornata di apertura della settantesima edizione del Festival del cinema veneziano, si conclude con un film collettivo, 70 Future Reloaded, costituito da 70 cortometraggi tra i 60 e i 90 secondi dove 70 grandi registi, che hanno già avuto a che fare con la biennale cinema portandovi i loro i film, tra cui alcuni da Leone d'Oro e pluripremiati, e che respirano cinema e lo vivono appieno ogni giorno, cercano di farci riflettere sulle condizioni che la settima arte sta vivendo e delle brutte pieghe che devono essere evitate.


Una sfida , ma anche una testimonianza riposta in queste "pillole" che ci fa riflettere sullo sviluppo del cinema in almeno due termini: l'ispirazione alla vita quotidiana, alla realtà, e ai grandi registi del passato.
Essenzialmente è la vita di tutti i giorni che induce a riflettere su un determinato argomento, come potrebbe essere la condizione sociale.
 Perchè noi non ce ne accorgiamo ma gli ostacoli li abbiamo tutti, ogni giorno, chi più chi meno, ma sono sempre li a sorprenderti. In questo senso è opportuno citare il corto "scarpette rosse"di Bertolucci che esprime al meglio su come il cinema sia in un equilibrio precario, sempre mutevole, forse più degli esordi, e di quanti muri bisogna abbattere per poter raggiungere l'obiettivo che si ha, tra cui  il fatto di poter trasmettere agli altri lo stesso patimento e ragionare sul da farsi.
Un cinema mutevole, com'è questo,  deve trarre ispirazione dalla strada piena sia di problematiche da portare sullo schermo ma anche assai piena di talenti che senza esitazione mostrano le loro abilità.
Un'abilità tra tante che queste persone hanno, è proprio il fatto di continuare, intestardirsi come un mulo per continuare la propria esistenza, sormotando i problemi, senza piangersi addosso, perchè in primis non servieebbe a nulla e ciò provocherebbe ulteriori problemi.
Ed ecco che qui scendono in campo i grandi artisti del passato: sono loro che danno una spinta al nuovo cinema ad affrontare il punto cruciale di cui sopra.
Sono Orson Welles, Charlie Chaplin, Hitchock, ecc, che o partendo dal nulla, e/o dandosi inconsapevolmente la mano, si sono aiutati a costruire questo grande telaio che mette insieme tutti i fili per tessere una tela da settima arte.