domenica 24 gennaio 2016

Steve Jobs - L'uomo dietro l'icona

Il simbolo della Apple è ormai più comune a noi, e mediamente lo vediamo più della nostra stessa faccia. Tuttavia tutti gli apparecchi con la mela morsicata sono frutto di ingegno, riflessioni, di prove e di cocciutaggine a cui spesso e volentieri nemmeno si pensa.
Simbolo e proficue evoluzioni tecnologiche sono sempre affibbiate ad un unico genio e uomo, Steve Jobs; ma, in questo caso, dietro un grande uomo c'è sempre un grande team ristretto e specifico.
Steve Jobs sembra l'apparente celebrazione del genio e dell'icona della Apple e non a caso il film si snoda servendosi di tre momenti topici: i pochi minuti che separano Jobs ed il suo team dalla presentazione del primo Mac, del primo computer Next e del primo I-Mac.
Presentazioni; è ciò che la pellicola intende fare. Presentare la persona, non parlando dell'icona in sé (piuttosto magari di come si sia formata) ma ponendo un contesto narrativo nel quale si denota il carattere, la severità, la serietà della persona e non del personaggio e di quanto si sia salvato in corner da essere trasformato in macchina dalla stessa che il suo ingegno ha ideato.
Una persona che continua a combattere contro responsabilità che si vuole assumere solo in parte o che proprio non riconosce come proprie, nel quale la riconoscenza è principalmente verso sé stesso.
Un combattimento da severo generale, salvo poi mutare la sua persona e rendersi conto che effettivamente essere un grande uomo non significa non essere anche una brava persona.
Un film costellato di richieste di riconoscimenti: della figlia, del proprio ingegno e valenza, del team di supporto, della capacità di comprensione e di vivere non solo per una "macchina".
 
Gli eventi vengono raccontati con un susseguirsi di dialoghi intensi e pregni di emozioni; una costruzione dialogica che senza la sapiente mano di Aaron Sorkin non avrebbe avuto luogo.
La sceneggiatura ha la stessa sistematicità e animosità di The Social Network, ma in Steve Jobs essa domina rispetto alla regia.
Danny Boyle ha sfruttato la tripartizione del racconto in un modo visivo eccellente, raccontando effettivamente il periodo che va' dalla metà degli anni '80 ai primi anni '90 (grazie anche all'ottima fotografia di Alwin H. Kuchler) facendo in modo che il protagonista parta dal dominare la scena da solo ad arrivare a condividerla sempre più con gli altri (visivamente).
Nonostante ciò, se non ci fosse alla base il grande lavoro di scrittura di Sorkin (basato sull'omonima biografia autorizzata di Walter Isaacson del 2011) tutto il progetto cinematografico cadrebbe nel ridicolo.
Dopo libri, documentari, il film Jobs del 2013, di Joshua Michael Stern con Ashton Kutcher, arriva questo film che narra dell'uomo dietro l'icona.

E se nel ruolo di Jobs c'è un fantastico Michael Fassbender (forse, però, non nell'interpretazione migliore della sua carriera), nel ruolo della sua assistente Joanna Hoffman, c'è una sempre superba Kate Winslet, che quasi sovrasta il protagonista. Da segnalare anche Seth Rogen che interpreta un perfetto Steve Wozniak, co-fondatore della Apple.

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