venerdì 2 giugno 2017

Wonder Woman - E il cinecomic fu (super) donna

In un mondo (cinematografico) popolato da supereroi, nella fattispecie del mondo DC Extended Universe, è giunta l'ora di vedere, per la prima volta, un film dedicato interamente alla controparte femminile, ovvero, Wonder Woman.


Come gli altri film Warner dedicati ai supereroi (vedi Batman Begins e L'uomo d'acciaio) anche in Wonder Woman si parte dalla genesi: se ne L'uomo d'acciaio essa era implicitamente cristologica, qui è esplicitamente pagana. Più precisamente, in Wonder Woman si è presa in prestito la mitologia greca, adattata per accentrare importanza all'amazzone Diana (Gal Gadot), e fatta confluire nel contesto propriamente terreno, in un mondo in cui gli esseri umani cercano di dare il meglio per farsi fuori a vicenda. Dall'isola protetta delle amazzoni, alla Prima Guerra Mondiale degli umani.

Circa un quarto del film si muove su questa genesi, sulla volontà di Diana di voler far parte del gruppo delle amazzoni, allevata per proteggersi e proteggere il suo popolo ed il suo mondo, incontaminato e virginale, dal dio Ares; fino alla comparsa di un umano (Steve, interpretato da Chris Pine) che, fuggendo dai suoi inseguitori, riesce a rompere quella dimensione di isolamento, costituendo uno degli snodi fondamentali del racconto.

Scoperto questo collegamento tra i due mondi, quasi novello Stargate, Diana viene a conoscenza di un mondo e di una guerra che non conosceva e rivede nel contesto storico umano il conseguimento della preparazione di una vita.


Quando al cinema arriva un tipo di film come questo, cinecomic, budget stellare, dall'importante novità di avere un eroe donna (perché nulla ha di diverso dai suoi colleghi per utilizzare la riduzione "eroina") come assoluta protagonista, tendenzialmente le aspettative sono molto alte e cercare di soddisfarle sotto tutti gli aspetti diventa un'impresa non semplice.
Wonder Woman è un prodotto fresco e gioviale, dinamico e centripeto verso la protagonista. Diana Prince racchiude in sé la purezza d'animo e l'innocenza di un bambino, mentre allo stesso tempo è un'esplosione di energia, di coraggio e di resistenza.


Tuttavia, Wonder Woman, è come se viaggiasse su due binari differenti, come quelli di una miniera, che ogni tanto si incontrano; regia e scrittura impostano il film quasi in due modi differenti.
Mentre la regia di Patty Jenkins (Monster) tende a mostrare la forza fisica, la tenacia ed il coraggio di un essere speciale, quale Diana, per origini e bontà d'animo, la scrittura tende a far deragliare questi aspetti, portando il film a diventare un prodotto banale, con un sovradosaggio di ironia, con dialoghi molto sempliciotti. Sotto quest'ultimo versante, la protagonista finisce per porsi e porre delle promesse e degli scopi che potrebbero fare concorrenza a Miss Universo, del tipo Desidero più di tutto, la pace nel mondo. (Paradossalmente Gal Gadot ha partecipato proprio a Miss Universo qualche anno fa).
Gli effetti speciali, che forse devono tanto alla trilogia Matrix, per la maggior parte aiutano la regia ha sottolineare gli aspetti di forza di Wonder Woman, anche se c'è una certa tendenza a non dare mai il meglio.

Nel complesso Wonder Woman avrebbe potuto aspirare a diventare molto di più, a diventare un film curato, dosato e limato sotto tutti gli aspetti mentre, invece, si appresta a cadere in un pozzo di banalità, che i pochi aspetti positivi risultano quasi insufficienti per salvarsi.

1 commento:

  1. Un film molto interessante che vale la pena guardare h https://www.cineblog01.page/8687-rambo-5-2019.html Mi è piaciuto e non è nemmeno lungo, quindi vale la pena dare un'occhiata e tu guardi, ne vale la pena.

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