sabato 26 novembre 2016

Oceania - Un viaggio verso la propria identità

Bisogna (come sempre del resto) dare atto alla Disney di saper proporre sempre del nuovo materiale che nasce da una fusione con i temi ormai navigati della libertà, della crescita interiore, di conoscere se stessi, dell'amicizia, dell'amore e degli affetti familiari, che vengono rielaborati, predisposti e sottoposti con una serie di sfumature ed adattamenti infiniti, ma sempre validi.
E, dato ciò, diventa impossibile non trovare dei riferimenti verso i classici Disney, soprattutto anni '90 (ed in modo particolare per chi è  cresciuto mangiandosi letteralmente le care e vecchie vhs Walt Disney Home Video).

 

Casa Disney ritorna all'elemento acquatico, grazie anche ai registi Ron Clements e John Musker, gli stessi de La Sirenetta: tuttavia, se il film del 1989 raccontava la storia di Ariel e del sacrificio che è disposta a compiere per una questione tutto sommato individuale, in Oceania il sacrificio è più per un bene collettivo.

Dopo Lilo & Stitch, ci si ritrova ancora in Polinesia questa volta, però, a seguire le avventure di Vaiana, un'adolescente figlia del protettivo capo del villaggio dell'isola polinesiana di Motunui.
Vaiana è una ragazzina pronta ad affrontare quelli che saranno i suoi doveri una volta che sarà capo del villaggio; ama la sua terra ed i suoi abitanti e vuole molto bene alla sua famiglia.
Ma è il legame esclusivo con nonna Tala, che le racconta i miti della tradizione e le storie dei suoi avi, che farà scaturire a Vaiana tutta la sua attitudine all'avventura e la forza di volontà di riportare il cuore di Te Fiti (la Dea Madre) alla legittima proprietaria, cercando di fermare le conseguenze che da secoli questo furto ha portato, e cercare di essere se stessi.
Un viaggio che vedrà Vaiana insieme al semidio Maui e ad un goffo gallo, nelle vesti di compagni di viaggio.
Vaiana riuscirà a compiere la ricerca dei suoi antenati e soprattutto a trovare la propria identità, dell'essenza che scorre nelle vene di se stessa e del suo popolo.
 

La saggezza, l'invito a spronare e, quindi, il rapporto esclusivo nonna-nipote, non possono che rimandare ai legami Pocahontas-Nonna Salice (il rimando a Pocahontas vale anche l'amore del proprio popolo ed il richiamo acquatico) e Mulan-Nonna Fa.
E se proprio con Mulan si hanno diversi riferimenti nel modo di presentare al pubblico una diversa cultura attraverso disegni (nella fattispecie i tatuaggi tipici polinesiani), tradizioni, rituali e credenze, essi si hanno anche con Hercules riguardo alla narrazione mitologica col il supporto della musica e delle canzoni.

Rispetto agli altri film Walt Disney Animation Studios ed in particolare a quelli che consistono in un percorso di crescita interiore, Oceania è quello che forse più si allontana dal melodramma, che cerca di coinvolgere lo spettatore nella storia e nelle avventure della protagonista senza essere troppo lacrimevole o troppo ironico.
In Oceania la protagonista è non relegata nel tipico status di principessa: Vaiana sa il fatto suo, ha la parlantina pronta, ha le idee giuste, ha la navigazione nel sangue e possiede già tanta saggezza pur essendo così giovane. Nel rispetto della fattezze polinesiane non è molto alta, è robusta, agile, autonoma, con lunghi capelli ondulati (bagnati, asciutti, legati per praticità).
E forse in questo senso il rimando a Merida pare evidente (non è un caso che John Lasseter sia produttore esecutivo del film).

Insomma, per chi è disneyano accanito i rimandi si trovano ma per chi non lo è, il film è altrettanto godibile ed apprezzabile (anche se bisognerebbe ascoltare la versione originale per dare un giudizio sulle canzoni, ma tant'è).
Oceania porta alla scoperta di un'altra cultura, è un viaggio di conoscenza interiore e di espressione di se stessi senza remore, guidando sia lo spettatore adulto che bambino ad un viaggio avventuroso ed unico, realizzato interamente in una computer grafica, con ambientazioni talmente realistiche, che quelle de Il viaggio di Arlo ormai sono superate.

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